Accattonaggio
Lo sfruttamento nell’ambito dell’accattonaggio forzato.
Una delle forme di sfruttamento meno conosciute è quella dell’accattonaggio forzato. Donne, bambini e persone con disabilità di vario genere, vengono spesso individuate direttamente nei paesi di provenienza e fatte arrivare in Europa per essere destinati alla mendicità da reti criminali ben strutturate che ne organizzano le modalità di lavoro, la raccolta dei proventi e il mantenimento in uno stato di soggezione.

Le persone maggiormente coinvolte sono di nazionalità rumena e bulgara e migranti di origine africana, molti di questi ultimi richiedenti asilo. 
I centri urbani di media e grande estensione diventano le “grandi piazze” di sfruttamento dove le vittime vengono suddivise tra i luoghi maggiormente frequentati.

Il progetto IN.C.I.P.I.T prevede tra le sue diverse particolarità anche delle unità di contatto specifiche per lo sfruttamento nell’ambito dell’accattonaggio forzato. Queste unità di contatto, composte da diverse figure professionali come assistenti sociali, mediatori e operatori sociali, effettuano con uscite settimanali  il monitoraggio del territorio e il contatto con le presunte vittime. Le aree territoriali di maggiore presenza del fenomeno ricadono nelle province di Crotone, Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza.
Nell’articolazione degli interventi, il lavoro di strada è basato sul contatto diretto con le persone coinvolte o a rischio, finalizzato all’instaurazione di una relazione di fiducia che possa favorire l’emersione dei bisogni e l’acquisizione della consapevolezza della condizione di sfruttamento. Al contempo gli operatori effettuano orientamento/accompagnamento ai servizi socio-sanitari e agiscono sulla riduzione del danno.

Dalla lettura dei bisogni rilevati dai contatti in strada in taluni contesti è emersa la necessità di incontrare le persone in un luogo maggiormente idoneo all’instaurazione di una relazione d’aiuto vera e propria e l’attivazione di servizi di ascolto e consulenza. Si è quindi proceduto, in tale contesto, all’attivazione di uno specifico sportello per la predisposizione di azioni di prossimità che possano favorire la creazione di un clima di confidenzialità in grado di facilitare l’emersione di eventuali problematiche connesse alla tratta e allo sfruttamento, con conseguente possibilità di accesso ai percorsi di assistenza e protezione.
 
 

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